domenica 18 maggio 2008

La Somma dei Giorni (Isabel Allende)


Isabel Allende è vanitosa ("La mia prima domanda, naturalmente, fu come dovevo vestirmi. Posso portare i tacchi alti?"), ma di una vanità simpatica, tenera, intelligente.

E' invadente ("Arrivavo a qualunque ora senza preavviso, interferivo nella vita dei miei nipoti, trattavo Nico - il figlio, ndr - come se fosse un bambino. Con il pretesto di svegliare i miei nipoti con un bacio, mi introducevo a casa loro all'alba.") e prepotente ("Comprai eleganti panni da cucina per sostituire i loro strofinacci che buttai quindi nella spazzatura, senza sospettare che erano appartenuti alla defunta nonna di Lori - la cognata - e che lei li aveva custoditi per vent'anni."), ma anche generosa ("Non ebbi dubbi su fatto che Willie - il secondo marito - e io ci saremmo occupati di Sabrina - nipotina di Willie -: se i genitori non possono farlo, tocca ai nonni, è una legge della natura.") e affettuosa ("Una questione del genere meritava di essere discussa in famiglia. Maledissi la distanza che mi impediva di vedere l'espressione del suo volto. Le promisi che avremmo cercato di tornare il prima possibile, anche se alle tre del mattino non potevo fare granché per cambiare i biglietti dell'aereo, operazione che in India era complicata anche di giorno.").

"La somma dei giorni", edito da Feltrinelli, racconta la storia della scrittrice e della sua famiglia dopo la morte della figlia Paula, stroncata meno che trentenne da una rara malattia, la porfiria. In tutto, circa una dozzina d'anni durante i quali si intrecciano storie e amori che rischiano di sfaldare la famiglia, che però, grazie alla caparbietà e all'amore della scrittrice-protagonista (che scrive in prima persona, quasi tracciando un diario d'insieme, sempre dedicato e rivolto alla figlia scomparsa) si rinsalda e addirittura accresce i propri rami con innesti felici di amicizie e amori.

Leggendo il libro si desidera, in un'epoca di famiglie mono-nucleali, di appartenere ad un clan, ad una tribù, come quella costruita pazientemente dalla scrittrice nata a Lima, ma che ha vissuto i suoi primi trent'anni in Cile: "Decidemmo che per prevenire una possibile negligenza o un errore medico, Andrea - una nipote - non sarebbe mai rimasta sola. Quindici telefoni cellulari ci mantenevano collegati e inoltre io chiamavo i miei genitori e Pìa - un'amica - in Cile perché ci tenessero compagnia a distanza. Cominciò la veglia di giorno e di notte, mai meno di due o tre di noi nella stanza.").

Non mancano divertenti siparietti e gag di vita vissuta: "Avevamo spiegato alla Nonna che le madri di Sabrina erano lesbiche, buddhiste e vegetariane, tre parole che non conosceva. Il vegetarianesimo fu l'unica cosa che le parve inaccettabile, ma divenne comunque loro amica." Altrove emerge invece il carattere passionale dell'autrice, come quando chiede al secondo marito (l'avvocato Willie Gordon) che tipo di amore avrebbero avuto e lui risponde: "Monogamico, ho già provato l'altra formula ed è un disastro" e lei commenta "Va bene, ma se ti becco con un'amante uccido te, i tuoi figli e il cane."

Viene spesso da chiedersi quanto la mano esperta ed incantatrice della Allende colori e vivacizzi la storia, quanto siano reali i dialoghi, le simpatie e le intelligenze dei personaggi (amici, parenti, conoscenti o semplici comparse) che popolano le pagine, ma ogni volta si compie il solito, magico atto di fiducia verso il narratore: si sospende il giudizio sulla verosimiglianza e si crede. In fondo, è molto più bello così.

Germana Brizzolari

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