mercoledì 1 aprile 2009

"I Barbari" di Alessandro Baricco

Che spettacolo, Baricco! Questa volta si era inventato un romanzo pubblicato a puntate su un quotidiano, come si faceva tanto tempo fa, soprattutto in America. E in gamba anche il sornione Ezio Mauro, direttore di "La Repubblica", che ben volentieri lo ospita fra le sue pagine. Per i distratti - o per chi non legge Repubblica, dapprima l'editore Fandango e poi Feltrinelli hanno pubblicato - questa volta per intero, il romanzo "I barbari. Saggio sulla mutazione". Un titolo che, mi rendo conto, non attrae "d'acchito" il lettore, ma che è esattamente quello che c'è dentro: l'analisi tagliente, lucida, estremamente intelligente, ironica e comprensiva, di quanto è cambiata e continua a cambiare la nostra civiltà, e di quante mutazioni si siano succedute nei secoli.

"E' un viaggio per viandanti pazienti, il libro", scrive Baricco all'inizio del suo. Ed è proprio così. Con lentezza (noi non siamo barbari dopotutto....) si devono assaporare lo stile e i pensieri di uno dei nostri maggiori scrittori contemporanei, seguendone la logica e l'intuizione, che ci portano a capire il motivo per cui spesso ci troviamo disorientati ed estranei dal contesto in cui viviamo. Forse. Perché se chi legge è "un barbaro" - e non c'è niente di male nell'esserlo, anzi, da un certo punto di vista è una fortuna, visto che sono i barbari ad uscire vincenti da questa specie di battaglia, quelli che stanno scrivendo il nuovo modo di pensare e la nuova storia - potrebbe non capire né il senso del saggio né riconoscersi nel racconto.

Il libro è diviso in capitoli e paragrafi, e alla fine ci sono sia alcune simpatiche note esplicative (a cura di Sara Beltrame e Cosimo Bizzarri) su personaggi e situazioni evocate (da "Addio alle armi" a "de noantri" a "Proust") e date (quello che si leggeva sulla stampa in corrispondenza di ogni puntata pubblicata sul quotidiano, dal 12 giugno al  21 ottobre 2006). Si comincia dalle epigrafi (una dedicata alla "Nona" di Beethoven) per arrivare al vino, al calcio, a google, cercando di capire i vari punti di rottura fra un modo di pensare e un altro, con i suoi esempi e le sue caratterizzazioni. Ma non è un libro da raccontare, "I barbari": non si può svilire il ragionamento dello scrittore e spiegarlo con una prosa che non sia quella personalissima, originale e magica di questo cinquantunenne riccioluto. Quindi vi lascio una frase presa dal capitolo "respirare con le branchie di google"; si parla di come gli ideatori di google, Larry Page e Sergei Brin, abbiano scardinato l'idea di "portale", prevalente nei primi tempi della rete. Questi due ragazzotti dell'Università di Stanford andarono dal loro prof e gli proposero la propria idea per la tesi di dottorato, un nuovo motore di ricerca. E a lui "che non sfuggiva che per programmare un motore di ricerca bisognava innanzitutto scaricare l'intero web su un computer (....), dovette apparire chiaro che quei due gli stavano proponendo di circumnavigare il globo su una vasca da bagno. Io me lo vedo che si lascia andare contro lo schienale e allungando le gambe chiede con un sorrisetto da barone: Intendete per caso scaricare l'intero web? Lo stiamo già facendo, risposero loro. Applausi."

Ah, Baricco, le tue considerazioni, per gioco io le ho estese ai sigari, ai film e .. al viagra! 

Germana Brizzolari

Nessun commento: